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Il segno insanguinato

Il segno insanguinato è una delle prime storie disegnate da un giovanissimo (poco più che ventenne) Franco Caprioli. Una delle storie che lui amava di più, secondo il giudizio della figlia Fulvia (che condivide e fa suo questo apprezzamento). E, per quanto mi riguarda personalmente, anche una delle storie da me più apprezzate. Apparve nel maggio 1937 sul settimanale Argentovivo!, un pregevolissimo giornalino per ragazzi creato dall’umorista Enrico De Seta per la Casa Editrice La Tribuna di Roma e che, al pari del coetaneo Il Vittorioso, aveva il pregio di avvalersi esclusivamente della collaborazione di artisti italiani (in tempi in cui i comics inglesi e americani andavano per la maggiore). È bene ricordare che Caprioli esordì come disegnatore di fumetti nei primi mesi del 1937, contemporaneamente su Il Vittorioso (Gino e Piero) e su Argentovivo! (Il mistero del Budda di Giada). Secondo il giudizio espresso da Enzo Cassoni, anche lui disegnatore nonché autore di un pregevolissimo saggio, si deve proprio ad Argentovivo! la nascita di una scuola italiana del fumetto. Purtroppo questo pregevole periodico ebbe una vita effimera, in quanto dovette chiudere i battenti appena un anno dopo. Il segno insanguinato apparve su Argentovivo! dal n.23 (22 maggio 1937) al n.55 (31 dicembre 1937) restando interrotto per la cessazione delle pubblicazioni del settimanale. Ne apparvero 48 tavole, delle quali 32 a colori a tutta pagina e 16 in bianco/nero, a quattro o due strisce. Successivamente, questa rarissima storia fu pubblicata in Francia, sul settimanale L’Épatant/L’As dal n.83 (30 ottobre 1938) al n.132 (8 ottobre 1939) in versione completa, con le due tavole conclusive inedite in Italia. Con le sue 50 tavole è una delle più lunghe storie disegnate da Caprioli. Grazie all’Anafi, che l’ha recentemente pubblicata nella collana Ineditalia, anche i lettori italiani hanno potuto apprezzarla nella sua interezza pur se in versione bianco/nero. Data la rarità di Argentovivo!, tanti anni fa mi fu possibile avere solo in fotocopia tutte le tavole apparse in Italia, purtroppo la maggior parte in b/n e solo qualcuna a colori. Ne fui comunque letteralmente affascinato, suggestionato dalla bellezza di quei disegni dal segno pulito e ben curato. Naturalmente vedere le tavole a colori nella loro totalità è tutta un’altra cosa. C’è voluta una bella fortuna per metterle insieme tutte: tra le fotocopie a colori in mio possesso e le tavole in possesso di Fulvia non raggiungevamo la totalità. Fortunatamente, Fulvia tra le carte del padre ha trovato delle prove di colore (patinate col solo disegno a colori, privo delle didascalie, come si può vedere nella tavola soprastante) e con queste è stato possibile mettere insieme tutta la storia. Dopo un paziente lavoro di restauro e ripulitura, siamo orgogliosi di presentarla agli estimatori del grande Franco Caprioli nelle migliori condizioni che ci è stato possibile, sicuri che incontrerà il generale apprezzamento.
Antonio Cadoni

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