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Storie, copertine, disegni

La produzione artistica di Franco Caprioli va dal 1936 al 1974. In questo lungo arco di tempo Caprioli realizzò moltissime storie, di mare e di altra ambientazione. Il suo esordio fumettistico avvenne tra il 1937 e il 1938 su Argentovivo! e su Il Vittorioso e poi su L’Audace con ben dieci avventure di mare: Gino e Piero, Il mistero del Budda di giada, L’ammutinamento dell’Alcione, La tribù degli uomini del fiume, La sponda delle chimere, Il segno insanguinato, Gli ultimi predoni del Sidamo, La perla nera, La valle sfolgorante, Verso l’ignoto. Anche gli anni che seguono, dal 1939 al 1947, lo videro impegnato con storie di mare: Il mistero di Kerguelen, Fra i canachi di Matareva, L’isola Giovedì, L’isola Tabù, I fanti di picche, Nel mar cinese del Sud e La tigre di Sumatra.

A questi si aggiunsero racconti di altra ambientazione, come Nel deserto di Cartagine (antica Roma), L’incantesimo dell’Orco Barbalà (genere fiabesco), Rose fra le torri (ispirato alla figura di San Francesco D’Assisi) e Mino e Dario tra i banditi del Monte Ode (ambientato nei luoghi di origine di Caprioli, in Sabina, Lazio). Gli anni successivi, dalla fine degli anni Quaranta e fino a tutti gli anni Sessanta, Caprioli realizzò prevalentemente per Il Vittorioso storie di diversa ambientazione: dal mare (Il tesoro di Tahorai-Tiki-Tabù, I pescatori di perle, I falchi del mare, Edwy dell’ultima Thule, L’elefante sacro, L’imperatore del mare), all’antica Roma (Aquila maris, Hic sunt leones), al West (Dakota Jim, Yukon selvaggio, Sulla pista dell’Oregon) e perfino di argomento fantascientifico-paleontologico (Una strana avventura, Il mistero di Uaxactum).

Nel decennio 1960-1970, Caprioli lavorò anche per l’Inghilterra e per la Francia, paesi per i quali realizzò moltissime storie e illustrazioni solo recentemente pubblicate anche in Italia. Tra questi lavori, spicca il suo Moby Dick inglese realizzato “a didascalie” per il giornale Ranger. Dal 1970 e fino alla sua scomparsa avvenuta nel 1974, Caprioli disegnò per Il Giornalino racconti vari di mare, di genere fiabesco (Il ritorno del soldatino), adattamenti a fumetti di classici di Mark Twain (Otto giorni su una zattera), di Edgar Allan Poe (Una discesa nel Maelström) e, soprattutto, di Giulio Verne (L’isola misteriosa, Un capitano di 15 anni, I violatori del blocco, Michele Strogoff e I figli del capitano Grant)

Nel 1973, per i Fratelli Spada, realizzò in 80 tavole a colori la riduzione a fumetti di Moby Dick, che è l’unica versione a fumetti di Caprioli del romanzo di Melville. Da questo rapido elenco fatto delle storie realizzate da Franco Caprioli, si può capire come sia stata vasta la sua produzione fumettistica e, di conseguenza, quanto sia stato difficile fare qui una scelta di questi racconti.


Per questa sezione, sono state scelte alcune storie ritenute assai significative.

Aquila Maris il cui soggetto è di Caprioli stesso, apparsa su Il Vittorioso dal 19 agosto al 2 dicembre 1951 in 32 tavole a colori, è ambientata nell’antica Roma intorno all’anno 64 d.c. ai tempi dell’imperatore Nerone ed è tra le storie più amate da Caprioli. Il racconto, pur prendendo il via dalla persecuzione dei cristiani da parte dell’imperatore Nerone, si svolge poi prevalentemente sul mare ed è piuttosto rappresentativa dello stile di Caprioli.

Hic sunt leones, soggetto di Franco Caprioli e testi di Eros Belloni, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.1 al n.13 del 1953. È il secondo episodio del racconto Aquila maris (1951). I due episodi sono tra i più famosi di Franco Caprioli, ma furono ristampati solo una volta, dall’editore Camillo Conti. Fulvio Dei Luceri, nobile romano, s’è ribellato alla tirannia di Nerone con la sua nave Aquila Maris. Nel frattempo Nerone, dopo aver fatto incendiare Roma, scatena la persecuzione contro i cristiani e anche la madre di Fulvio subisce il martirio. Questi abbraccia a sua volta la fede cristiana, libera i rematori schiavi e incendia la nave, rifugiandosi sulle coste dell’Africa del Nord. Da qui, inseguito dai suoi nemici, si addentra nel cuore dell’Africa, allora inesplorata, che le primitive carte per lungo tempo contrassegnarono con una zona vuota e la scritta: “Hic sunt leones”. Da qui si snoda tutta una serie di avventure in Africa, dove primeggiano spettacolari scene e inquadrature di navi, paesaggi africani, bestie feroci e selvaggi.

Il mistero del Budda di Giada, su testi di Caprioli, pubblicato su Argentovivo! dal 6 febbraio all’1 luglio 1937 in 9 tavole in bianco e nero, è un racconto importante sia perché la sua lavorazione risale al 1936 ed è in assoluto la prima storia realizzata da Franco Caprioli, sia perché è una specie di “archetipo” delle sue storie future. In essa, infatti, sono già presenti i temi principali e i personaggi sui quali si baseranno poi tutti (o quasi) i suoi racconti di mare: le isole, i Mari del Sud, i naufragi, i protagonisti – di solito, o due amici, o un ragazzo e una ragazza – la natura incontaminata, le tribù che popolano le isole, gli idoli e i misteri.

Edwy dell’ultima Thule, 30 tavole a colori e testi di Franco Caprioli, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.41 al n.52 del 1959 e, come accadde per tante altre storie di Caprioli apparse su questo giornale, specie  dal 1958 in poi, non fu mai più ristampata. Accanto al titolo della storia, non fu nemmeno riportato il nome del disegnatore e per questo la storia rimase del tutto sconosciuta e non venne mai citata nelle varie cronologie, tranne in quella più recente del volume “A tu per tu con Franco Caprioli”, Edizioni Mercury, 2005. Il racconto, ricco di intrecci suggestivi, ambientato nel 55 a.C., nei lontani mari del Nord, narra le avventure del giovane danese Edwy in lotta contro re Frisoni e Britanni, che si intrecciano con la spedizione di Giulio Cesare in Britannia. Caprioli torna a uno dei suoi temi preferiti, la storia, sia quella riguardante popoli lontani, sconosciuti e non ancora civilizzati, sia quella dell’antica Roma, sulla quale aveva già realizzato altre storie. Caprioli può qui sfoggiare tutta la sua maestria sia nelle ricostruzioni accuratissime di navi romane e nordiche, nelle suggestive scene di combattimenti per mare o in quelle di terribili naufragi e di mari in tempesta, sia sulla terraferma, dove il disegnatore illustra con scrupolo luoghi sacri, come il tempio preistorico adibito al culto druidico nell’isola di Sylt o usanze e costumi dei popoli della Britannia. La tavola quindicesima della settima puntata del racconto, poi, è una vera e propria lezione di storia sulle imprese di Giulio Cesare in Gallia.

I fanti di picche, scritta da Caprioli e pubblicata su Topolino dal 7 giugno al 26 luglio 1947 in 15 tavole in bianco e nero, è ambientata in una Cina misteriosa dove spicca l’accurata e minuziosa ricostruzione storica dei luoghi. Il protagonista è un pittore italiano, Stefano Gioberti, una delle tante proiezioni fisiche e intellettuali dello stesso Caprioli. Il seguito di questa storia è completata da altri due episodi, Nel Mar Cinese del Sud e La tigre di Sumatra.

L’elefante sacro, 29 tavole a colori su testi di Luigi Motta, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.22 al n.50 del 1949. La storia, ambientata intorno al 1830, racconta le avventure di Rudi, un ragazzo italiano che parte per mare e che, in seguito a un terribile naufragio, si ritrova in India, dove salva la figlia di un marajah e conquista amore, gloria e benessere. La storia è tra le più rappresentative di Caprioli per le scene di mare, per la ricostruzione meticolosa di usi e costumi dell’India, nonché per le immagini spettacolari della natura.

Rose fra le torri, 22 tavole a colori e testi di Franco Caprioli,fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.8 al n.26 del 1946, poi, in bianco e nero nel 1950 negli Albi del Vittorioso, serie Giraffone, e non fu mai più ristampata. Ambientata nel Medio Evo, nel 1204, è la storia dell’orfano Guccio e aiutante di Ser Guido, scudiero del potente marchese di Riparossa, che, incolpato ingiustamente di furto, viene scacciato dal castello. Unitosi a un gruppo di briganti, il ragazzo cresce con l’unico desiderio di vendicarsi, ma si redimerà e rinuncerà all’odio, dopo aver conosciuto Vannuccia. Anche i briganti suoi amici si convertiranno dopo aver ascoltato le parole di San Francesco D’Assisi (grande risalto viene dato alla figura del Santo). Il racconto è realizzato con il famoso stile “puntinato”, con studi incisivi di volti, ricostruzioni accuratissime dei costumi medievali, delle architetture, dei paesaggi; i testi sono scritti con caratteri medievali (scrittura onciale), racchiusi in pergamene.

Yukon selvaggio, 32 tavole a colori e testi di Franco Caprioli, fu pubblicato su Il Vittorioso dal n.1 al n.14 del 1960. Il racconto presenta colori accesi e poco risalto viene dato all’autore dei disegni in quanto accanto al titolo della storia, scritto in piccoli caratteri, si legge solo “Caprioli”, senza nome. La storia non fu mai più ripubblicata, a parte una mediocre ristampa di tavole mutilate in piccolo albo da parte dei Fratelli Spada. Il racconto narra la caccia tra le nevi del Canada all’assassino di un cercatore d’oro attraverso il fiume Yukon, tra slitte, canoe, indiani, giubbe rosse e animali ferociLa storia dà modo a Caprioli di illustrare la natura selvaggia del Canada, i difficili spostamenti tra i ghiacci, le Giubbe Rosse, gli accampamenti indiani, e poi la fauna, con alci, renne, orsi. Il vero protagonista della storia non è il mare ma il grande fiume Yukon, illustrato in tutti i suoi aspetti.

Il mistero di Uaxactum, 30 tavole a colori e testi di Franco Caprioli, apparve su Il Vittorioso dal n.42 al n.51 del 1958, con il nome del disegnatore riportato in alto in piccole dimensioni, poco visibile  per il colore azzurro applicato sulla scritta, e non fu mai più ristampata. Nel cuore del Guatemala, nella località di Uaxactum, viene scoperto un importante tempio Maya; fra avidi banditi, archeologi e indigeni Maya desiderosi di vendetta, si scopre l’esistenza di una autentica città Maya nascosta al mondo esterno, su cui regna un vero e proprio principe Maya, Akutali, sfarzosamente agghindato e assiso su un trono d’oro… Con questa storia, Franco Caprioli coglie l’occasione per creare un insolito racconto misterioso fantascientifico sull’antica civiltà Maya. Sempre basata su accurate e perfette ricostruzioni di paesaggi, costumi, tipi umani e altro, la storia, accanto ad antichi templi, misteriose iscrizioni da decifrare e terrificanti idoli, presenta anche elementi nuovi, come macchinari moderni, missili, radar e bombe atomiche. Il racconto che avrebbe meritato indubbiamente qualche ristampa, restò, invece, quasi sconosciuto.

La pista dell’Oregon è una storia di 8 tavole (3 a colori e 5 in bianco e nero), su testi di Franco Caprioli. Fu pubblicata su Il Vittorioso n.3 del 1961 e, accanto al titolo del racconto, non fu riportato neanche il nome del disegnatore. La breve storia ebbe solo una scadente ristampa negli anni Settanta, in un albo di piccole dimensioni dei Fratelli Spada. Qui, Caprioli torna al West, un tema che aveva già trattato in altre storie. La vicenda si svolge nel 1846 ed ha come protagonisti un gruppo di pionieri diretti in California, la “terra promessa”, tra lupi, tormente di neve e malviventi. Nessuna tavola è firmata.

La storia Bianco stendardo, di 30 tavole a colori e testi di E. Belloni, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.8 al n.15 del 1958. Il racconto è basato sulla nota vicenda storica di Giovanna D’Arco e non fu mai più ristampato. Con questa storia, che si svolge nel 1412 in Francia, Caprioli torna alle ambientazioni medievali che aveva già trattato in passato. Nel racconto risaltano la bellezza dei primi piani, i costumi sempre curati nei minimi particolari, i paesaggi con scene tra le più svariate e le ricostruzioni architettoniche di edifici e città antiche. E particolarmente suggestive sono le scene dei combattimenti tra truppe inglesi e francesi e di Giovanna D’Arco che sul cavallo sventola lo stendardo bianco e libera la città di Orleans.

Kim, il piccolo amico, di 15 tavole a colori e testi di Roudolph, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.19 al n.32 del 1950. Si tratta di un adattamento a fumetti del noto romanzo Kim di R. Kipling, diviso, però, in due episodi. Il secondo e conclusivo episodio sarà pubblicato nel 1950 su Il Vittorioso,dal n.33 al n.42, con il titolo Il grande gioco. È una storia piuttosto complessa e ricca di simboli e che, per le accurate ricostruzioni di ambienti, usanze, costumi e riferimenti religiosi (il buddismo), pare fatta apposta per Franco Caprioli. Molto fedele al romanzo ambientato in India, vi si narra la storia di un ragazzino tredicenne orfano di un sergente irlandese, che si guadagna da vivere svolgendo piccole commissioni e favori, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “piccolo amico”. In questa storia, Caprioli riesce a rappresentare alla perfezione l’India misteriosa e piena di intrighi politici descritta da Kipling. Alla ricostruzione accuratissima di ambienti, usi e costumi si aggiungono la bellezza spettacolare di tante immagini della spensierata e selvaggia infanzia del piccolo Kim e di quelle, intense e ricche di significati, del Lama indiano e che fanno di questa storia una delle più belle realizzate da Caprioli. Il racconto ebbe solo due ristampe, la prima su Il Vitt (1967) e la seconda su Gli albi dell’avventura di Camillo Conti (1994).

La leggenda della pietra bianca, storia di 20 tavole a colori e testi di E. Belloni,  fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.1 al n.8 del 1963. Il racconto si svolge a Perugia intorno al 1205. Niero de’ Bentivoglio ferisce in duello il nobile Falchetto Baglioni e fugge dalla città. Giunto ad Assisi, viene a sapere che il suo amico Francesco, da cui si aspettava aiuto, ha donato tutte le sue ricchezze ai poveri per condurre una vita di preghiera e penitenza, predicando la povertà. Con questo racconto, Caprioli si dedica al personaggio di San Francesco d’Assisi che lo ha da sempre affascinato e per cui aveva già scritto e disegnato nel 1946 la storia Rose fra le torri. Questa storia, anche se è ricca di fascino e di belle inquadrature, non fu mai più ristampata.

Una strana avventura, di 30 tavolenon fu valorizzata come avrebbe meritato. La storia fu pubblicata per la prima volta su Il Vittorioso dal n.40 del 1954 al n.4 del 1955 in bianco e nero (opzione di stampa che indubbiamente la sminuiva come impatto visivo rispetto alle altre storie lì pubblicate e, soprattutto, mal la presentava al lettore) e, quel che è peggio, in un formato insolitamente ridotto che ne svalorizzava i pregi artistici. Per questo passò quasi inosservata e fu un vero peccato, perché era un racconto notevole, sia dal punto di vista grafico, sia per i contenuti interessanti e nuovi. Solo dopo alcuni anni, la storia fu ristampata, sempre su Il Vittorioso, a colori, e in formato normale, dal n.27 al n.40 del 1962 ed è in questa più appropriata e più dignitosa ristampa che la riproponiamo. L’avventura inizia con la gita di tre ragazzi che partono con lo zio a bordo di uncutter alla volta di un isolotto. I ragazzi si accampano in tenda mentre lo zio resta a dormire sulla barca ma durante la notte scoppia un violento temporale. I tre ragazzi, udendo le grida di aiuto dello zio, decidono di andarlo a cercare ma il mare in burrasca li fa naufragare su una terra misteriosa, dove incontrano un uomo nel quale riconoscono il loro professore di storia. Il professore comunica ai ragazzi che devono intraprendere un lungo viaggio insieme. Da qui si sviluppa tutta la storia, che altro non è che un viaggio attraverso la preistoria dell’uomo, dai primi villaggi primitivi dell’età della pietra, con mammut, orsi, tigri dai denti a sciabola ed eventi naturali catastrofici. L’avventura , che solo alla fine si rivelerà essere stata il sogno di uno dei ragazzi, è un puro pretesto per sviluppare un argomento che da sempre lo appassionava e che, nello stesso periodo, lo stava impegnando nella realizzazione delle tavole per il libro Viaggio attraverso la preistoria. Per l’argomento trattato, la paleontologia, questa storia è assolutamente nuova e originale per la storia del fumetto, e lo ancora di più se si pensa che Caprioli la realizzò nei lontani anni Cinquanta. Una semplice storia dove però nulla è tralasciato, tutto è descritto con precisione documentaristica: le prime imbarcazioni, gli animali preistorici, i villaggi primitivi, la natura, le armi e così via. Il tutto attraverso tavole caratterizzate da un’incredibile varietà di vignette di forma e di dimensioni differenti per dare la giusta importanza alla scena. In definitiva, un vero e proprio capolavoro dimenticatoripubblicato una sola volta, sullo speciale Ink-Autori, in bianco e nero.

La storia Dakota Jim, il cow boy verde, testo e disegni di Franco Caprioli, costituita da 20 tavole a colori, fu pubblicata su Il Vittorioso dal n.16 al n.25 del 1954. Il personaggio del cow boy verde era stato creato da Caprioli per una lunga serie ma ebbe solo un altro episodio. Il racconto è ambientato nel 1890 nel periodo della lotta tra i pionieri e gli indiani, quando i territori del nord-ovest americano furono invasi da avventurieri privi di scrupoli. Dakota Jim è una figura leggendaria, cavaliere leale e coraggioso sempre in lotta contro i malvagi. Il cow boy si oppone al dispotismo degli avventurieri  e un giorno salva un indiano ferito e inseguito da uomini armati perché a conoscenza dei crimini commessi dal suo padrone Pedro Pereira. L’indiano narra di essere perseguitato dal Messicano che vuole carpire le terre ricche d’oro delle signore Wells, di cui Dakota Jim si assume la protezione. La storia naturalmente ha il lieto fine. Questo bel racconto è costituito da 20 splendide tavole a colori tutte firmate che risaltano per le inquadrature spettacolari, per i paesaggi americani, per gli animali – cavalli, orsi ed altro – e per i costumi dei personaggi, tutto ricostruito alla perfezione e nei minimi particolari. Il segreto del pugnale, secondo e ultimo episodio di Dakota Jim, testo e disegni di Franco Caprioli, è di venti tavole a colori e fu pubblicato su Il Vittorioso, dal n.25 al n.32 del 1954. Jim è alla ricerca di un presunto assassino, e dopo numerose avventure e inseguimenti, riesce a catturarlo: si tratta di un indiano, usurpatore del trono della sua tribù, che però annega nel fiume. Viene così proclamato capo tribù il figlio di Orso Grigio, fedele amico di Dakota, che deve sposarsi con una fanciulla, alla cui vita però attentano alcuni avventurieri. La storia fu ripubblicata solo una volta dai Fratelli Spada, in un albo di piccolo formato, in bianco e nero, che non rende giustizia ai disegni originali realizzati su tavole di grandi dimensioni.   

La tigre di Sumatra, l’ultima delle tre storie della serie I fanti di picche, fu pubblicata nel 1948 su Topolino, in 22 tavole in bianco e nero. La storia ebbe in Italia solo una ristampa in Albi dell’avventura – Serie Caprioli, a cura dell’ANAF, nell’ottobre del 1973. Il racconto riprende dalla fine del precedente episodio Nel mar cinese del Sud, dove gli eroi della storia, il pittore Stefano Gioberti, Danielle, figlia del dottor Gaston Chardin e il capitano Logo, che sono protetti dai Fanti di picche, vengono fatti prigionieri da Samada che lavora per l’organizzazione criminale de I draghi verdi, i quali vogliono far uso di una formula rivoluzionaria che gli permetterà di conquistare il mondo. Come le altre due precedenti, è una spy story, con segreti, scienziati, missili, sottomarini, avventure per mare, per terra e nella giungla insidiosa.

In questa sezione presentiamo anche alcune copertine. Esse riguardano sia gli albi di alcune storie a fumetti di Caprioli che ebbero una ristampa dopo la loro prima pubblicazione, sia i volumi che contengono le sue illustrazioni.

Fulvia Caprioli